Una vergogna senza fine, l’ennesima, a due passi dalle nostre case. Ecco il Video

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    La discarica a ridosso di boschi e dell'area del Parco Eolico

    Il sole ha fatto capolino da poco, dopo una mattinata temporalesca.

    Una segnalazione: «andate lì, c’è uno scempio ambientale» ci dice un amico. Partiamo, io e Gerardo.


    La collina è quella di Difesa Monti, dove sorge il Parco Eolico e il santuario di Padre Pio. La conosciamo a memoria quella collina. L’occhio dovrebbe essersi abituato alla sua bellezza. Invece no: lo stupore dello spettacolo che ci offre è sempre quello di una “prima volta”.

    Solo una triste novità balza agli occhi: sulle croci situate ai margini della strada per la via Crucis che sale sin sopra il piccolo santuario di Padre Pio, sono scomparse le placchette commemorative di rame, le hanno rubate. Pure quelle. Pochi grammi di metallo, vigliacchi impuniti che Dio abbia pietà della vostra miseria!

    Ma la segnalazione ci spinge oltre: “lo scempio” è sul versante opposto, la strada che da via Fravita porta sul picco della collina.

    Riprendiamo il viaggio e uno spettacolo ci esplode in tutta la sua magnificenza davanti ai sensi.

    Il silenzio della natura rotto solo dal canto degli uccelli e dal fruscio del vento che s’insinua tra gli alberi e tra le gigantesche torri eoliche che si innalzano maestose al cielo, ci rapisce.

    Questi suoni naturali e l’inebriante profumo del sottobosco inumidito dalla pioggia mattutina ci accompagnano fino alla sommità del monte, da dove in uno scenario mozzafiato si scorgono in lontananza le mura della città degli antichi progenitori, Poseidonia. E poi il mare, con gli accecanti riflessi del sole che nelle giornate migliori pulisce a tal punto l’orizzonte da lasciar ammirare l’Isola di Capri e tutta la costa cilentana da un lato e amalfitana dall’altro!

    Un angolo di Paradiso in uno dei paesaggi più suggestivi della provincia di Salerno: c’è da comprendere perché proprio lì i profughi pestani insediarono l’antica città di Albanella!

    Scolliniamo dall’altro lato del monte e arriviamo in mezzo a boschi che riempiono il fiato di chi vi ci respira: un “polmone verde”, invidia spesso malcelata per tutti coloro che vivono nelle avvelenate città.

    E poi, più giù, lo scempio! È un pugno in faccia che ci desta, avvisandoci che siamo giunti davanti al simbolo della “barbara” civiltà.

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    L'immensa discarica: quintali e quintali di rifiuti ai margini della strada

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    Eccolo lì l’inconfondibile segno del “passaggio degli incivili”, di stronzi criminali che meriterebbero pena ben maggiore di quella di una semplice ammenda: loro che con gesti senza senso massacrano il nostro territorio!

    Eccolo lì “lo scempio ambientale”, l’ennesima discarica a cielo aperto, stavolta immersa nel verde della natura, come un colpo allo stomaco a uno degli ultimi baluardi di un ambiente incontaminato: lì a due passi, ci sono i ruderi di “Albanella vecchia”, il Monte li Parmi, la casa dei nostri antenati! L’orrido dell’uomo con lo splendore della Natura e della Storia: è un contrasto che fa rabbia.

    Oramai ci siamo abituati e le strategie di questi criminali le conosciamo: basta uno squarcio in mezzo all’impenetrabilità della natura, una “insenatura” su una strada poco trafficata ed eccoli spuntare, questi cumuli in putrescenza.

    Qui, sotto l’ammirato parco eolico, è bastato un piccolo ampliamento della stradicciola che porta sopra Difesa Monti, per creare un’altra discarica!

    Particolare della discarica: sacchi pieni di materiale pienamente riciclabile

    C’è di tutto: materassi, pneumatici, materiale elettrico, televisioni, giocattoli, borse, scarpe, medicine, materiale edile, secchi di vernice, bidoni, materiale organico, una cisterna, persino la carcassa di un animale (probabilmente un bovino) che fa capolino da un bustone di plastica nero. E poi carta, plastica, vetro, ferro. C’è da rimanere fuori dai panni, per la scoraggiante considerazione che si tratta in gran parte di materiale riciclabile che sia il Comune di Albanella, sia il Comune di Capaccio confinante – e che diamine! – raccolgono ogni giorno fin sotto le nostre case!

    E allora perché? Quale incomprensibile volontà ci spinge alla scomoda e faticosa attività di riempire un’auto, un camioncino, percorrere chilometri, anche di notte, con il rischio di essere pure beccati da un passante, per gettare tutto in strada? Quale masochistica ignoranza può albergare nelle menti di chi dovrebbe avere almeno un barlume di consapevolezza che la natura prima o poi ci presenterà il conto amaro di questo scempio?

    Ci avventuriamo tra i cumuli, alla ricerca di tracce: vorremmo vederli in faccia questi impuniti! E uno forse lo troviamo: tra i rifiuti ha buttato anche due foto tessera. È stato lui a gettare quel sacchetto o un suo familiare? Sono le foto “dell’inquinatore” o di un ignaro cittadino, semmai defunto, gettate lì da chi ha fatto pulizia in casa?

    Un altro, peggio ancora, ha confezionato il suo “regalo” per l’ambiente in un pacco postale riciclato apposta per lo scopo. Certo è, che se questo signore ha utilizzato un plico postale a lui diretto per versare il suo personale “contributo” per quella discarica, e beh, non ha avuto l’accortezza neanche di cancellare il suo nome, il cognome e il suo indirizzo, stampigliato a penna sullo scatolo (come destinatario del pacco) da uno sconosciuto mittente. Per legge non potremmo far niente, perché la giustizia dice che “dobbiamo beccarli sul fatto”. E ovviamente non siamo neanche sicuri che sia stato proprio il destinatario di quel pacco il reale responsabile dell’abbandono in strada di quello scatolo pieno di rifiuti. Sempre che sia stato lui, appunto: la nostra è la frustrazione di chi non può dimostrare nulla!

    Un cartello di divieto di scarico rifiuti. La zona in questione è da tempo oggetto di discariche abusive

    Vorremmo continuare l’ispezione, ma non siamo attrezzati, non abbiamo guanti, non abbiamo strumenti: non ci aspettavamo questo schifo! Da un cumulo di rifiuti rovesciato spunta un serpente. L’esplorazione con le mani diviene pericolosa. Andiamo via con la morte nel cuore: chissà quando e se quella discarica sarà ripulita. È a ridosso di un ruscello che va a valle: scempio nello scempio, l’inquinamento di un fiume!

    E una volta ripulita, chissà quando tempo impiegheranno le solite bestie per riempirla di nuovo di monnezza. Nel tragitto in auto, allora, un pensiero: e se le comprassimo noi cittadini, autotassandoci, delle telecamere per video sorvegliare il NOSTRO territorio? E se fossimo NOI CITTADINI le sentinelle del NOSTRO ambiente? Dove non possono “gli amministratori” perché non possono i loro cittadini?

    Alla fine siamo tutti egualmente responsabili, sia chi abbandona rifiuti per strada, sia chi sa e tace!

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