“Filumena Marturano” al teatro dei templi di Paestum targato Associazione Teatrale Mirko Nobile

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    Dopo il successo del cartellone eventi dell’estate albanellese 2011, la compagnia Tatrale Mirko Nobile ha ricevuto la riconoscenza, esclusiva per quest’anno, di essere stata invitata ad esibirsi, il prossimo 29 agosto 2011, all’interno del fantastico scenario del teatro dei templi di Paestum palcoscenico di artisti di fama internazionale (Massimo Ranieri, Buccirosso, Luca De Filippo, Albertazzi, Peppe Barra, Paganini, Ornella Vanoni, Cristian De Sica, Pippo Baudo, Tortora, Aldo Giovanni e Giacomo, Gigi Proietti ecc).

    Un riconoscimento che premia la preparazione e l’impegno dei giovani ragazzi albanellesi che hanno messo su quest’associazione per ricordare un giovane attore in erba, Mirko Nobile, prematuramente scomparso.


    La commedia che porteranno sul palco è “Filumena Marturano” di Edoardo de Filippo, scritta nel 1946 in tre atti e che a distanza di anni è ancora un “must” del teatro partenopeo ed internazionale (infatti tradatta anche il lingua inglese e diretta da Zeffirelli).

    L’Associazione Teatrale Mirko Nobile non è nuova di queste onoreficenze, infatti gia negli anni scorsi, è stata ospitata nel Giffoni Teatro, laboratorio teatrale di giovani talenti.

    La regia è diretta dal dr. Gerardo Santosuosso di Agropoli.

    Appuntamento, quindi, è per Lunedì 29 Agosto alle ore 21.00 a Paestum – INGRESSO LIBERO.

    I atto

    Napoli. Filumena, una matura signora con un passato da prostituta, è stata per venticinque anni la mantenuta di Don Domenico (Mimì) Soriano, ricco pasticciere napoletano e suo cliente di vecchia data, di fatto amministrando e sorvegliandogli i beni e la casa come una vera e propria moglie.

    Per costringere Don Mimì a sposarla e a fargli smettere la sua vita dissoluta si finge morente, ingannando anche un prete e un medico, e si fa quindi sposare con la falsa prospettiva, per Domenico che la crede in fin di vita, di un breve legame. Dopo aver scoperto l’inganno, Domenico, furente, si rivolgerà a un avvocato, che inesorabilmente spiegherà a Filumena che il suo stratagemma è stato inutile, perché un matrimonio contratto con l’inganno non può essere valido.

    II atto

    Davanti al trionfo di Domenico, la donna risponderà raccontandogli il disprezzo per la sua vita dissoluta e la sua ingratitudine (altamente drammatico il monologo sulla sua infanzia nel Vico San Liborio di Napoli) e gli confesserà di avere tre figli, che non la conoscono come la loro madre e che ha cresciuto sottraendogli piccoli beni: uno di questi è suo figlio. Don Mimì naturalmente non le crede, ma Filumena gli ricorda quando una notte volle amarlo di un amore vero senza limiti che lui non capì, pagandola come al solito. Filumena ha conservato la banconota di quella notte sulla quale ha segnato la data del concepimento di suo figlio e che ora restituisce a don Mimì, «…perché i figli non si pagano».

    III atto

    Filumena ha deciso di dire ai giovani di essere la loro madre. Anche Don Mimì conoscerà i figli di Filumena e cercherà inutilmente di scoprire quali di questi possa essere suo figlio. Filumena non glielo dirà mai perché sa che don Mimì dedicherà solo a lui le sue attenzioni, favorendololo a scapito degli altri due. Quindi se don Mimi vuole essere padre di suo figlio lo dovrà essere per tutti e tre indistintamente.

    Domenico finirà per sposare, sconsolatamente e disperatamente, Filumena, diventando il padre dei suoi tre figli.

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