La Santoro ammette «Ecco a chi ho chiesto di pagare tangenti»

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    L’interrogatorio choc dell’ex comandante della Forestale Imprenditori vessati a Capaccio, Agropoli e Battipaglia

    Otto i casi in cui Marta Santoro ha ammesso di aver chiesto delle tangenti con la promessa di non procedere con un sequestro, e quindi omettere dei controlli, o dare la possibilità di utilizzare dei beni già sequestrati. L’ex comandante della Forestale di Foce Sele lo ha confessato nel corso dell’interrogatorio tenutosi nella giornata di lunedì. Nomi e cognomi e circostanze durante le quali si è compiuto il reato di concussione tentata e consumata. Vicende che fanno riferimento sia alla prima che alla seconda ordinanza di custodia cautelare in carcere, e ad altri casi che non rientrano nell’ambito dei due provvedimenti.


    Per la Santoro e suo marito e collega Antonio Petillo, il pm Cardea ha ottenuto il giudizio immediato per il prossimo 8 febbraio. «Chiederemo – affermano i legali Antonio Zecca e Angela Nigro – l’annullamento del giudizio immediato e la fissazione dell’udienza preliminare».

    I reati contestati alla Santoro si sono consumati in un arco temporale di circa tre anni. Le richieste di tangenti ammesse dalla Santoro riguardano gli imprenditori Vincenzo Cerrato, titolare del caseificio Granato; i fratelli Chiacchiaro proprietari del complesso “Le Trabe”; il proprietario della ditta “Gregorio marmi” di Agropoli, al quale avrebbe chiesto 2000 euro con la promessa di far ottenere il dissequestro di un fondo. Su quest’ultimo caso, l’unico che vede coinvolto Petillo, la donna ha dichiarato il marito estraneo ai fatti.

    Altre ammissioni hanno riguardato i casi di Antonio Adinolfi di Battipaglia, che avrebbe consegnato alla Santoro una mazzetta per evitare il sequestro di una cava; Giovanni Marandino di Capaccio destinatario di un provvedimento di sequestro di un fondo; Gaetano Bruno, titolare di una rivendita di materiali edili; Luigi Mainardi per un sequestro di un terreno e Claudio Tambasco, titolare di una ditta edile, entrambi di Capaccio. Tutti avrebbero avuto delle richieste di denaro dalla Santoro, per un giro di mazzette di decine di migliaia di euro. I legali avranno 15 giorni per decidere come procedere, se scegliere il rito abbreviato o un possibile patteggiamento. In questi giorni sarà resa nota anche l’esito della richiesta di scarcerazione presentata per Petillo dall’avvocato Mimmo Guazzo, ora ai domiciliari.

    fonte:LaCittà – A.S.

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