Estate. Ferragosto nero per i bagnanti, mare inquinato anche nel Cilento bandiera rossa a Paestum. Molti optano per la piscina

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    immagine dalla rete

    Sono giorni difficili per il mare cilentano, a Salerno farsi il bagno è impossibile, parte della Costiera amalfitana, senza depuratori, è finita nel ciclone mediatico, ma soprende che anche nel Cilento vi siano problemi . Proprio quando i villeggianti vorrebbero godere a pieno del litorale, su molti tratti della costa vengono segnalate sporcizia e inquinamento dell’acqua. Ieri mattina, sulla spiaggia della Licinella di Paestum, sventolava la bandiera rossa. I bagnini hanno invitato i villeggianti a non bagnarsi per la presenza di una preoccupante chiazza verdastra, una grande macchia scura che ha trasformato lo specchio d’acqua antistante il litorale pestano in una fogna a cielo aperto. Per i tanti bagnanti presenti sulla spiaggia, tra cui molti bambini, è stato impossibile tuffarsi in acqua e, considerate le temperature piuttosto elevate di ieri, la giornata al mare s’è trasformata in un vero e proprio infermo. Inevitabili le polemiche e le contestazioni.

    «Avevamo davanti agli occhi una fogna a cielo aperto – racconta un turista napoletano in vacanza a Paestum – intorno a mezzogiorno in acqua non c’era nessuno, era impossibile fare il bagno. Ho fotografato sia la spiaggia che il mare. Per far comprendere lo scenario posso solo dire spiaggia piena, acqua vuota». Immediatamente sono scattate le telefonate agli uffici comunali di Capaccio e alla capitaneria di porto di Agropoli. Gli uomini della guardia costiera, diretti dal comandante Vincenzo Zagarola, hanno effettuato un sopralluogo nell’area interessata dall’inquinamento, mentre dal Comune non è arrivata alcuna informazione, pare addirittura che fossero all’oscuro del problema.

    A quanto sembra dai primi riscontri, il fenomeno verificatosi ieri mattina è molto simile a quanto accaduto qualche giorno fa nello specchio d’acqua antistante il lungomare San Marco di Agropoli. Non è escluso che tra i due casi possa esserci un collegamento. «Difficile stabilire con certezza la causa – ribadisce Zagarola – è probabile che possa trattarsi di escrementi rilasciati da imbarcazioni in transito, ma non c’è nessuna certezza». La spiaggia della Licinella situata al confine tra Agropoli e Capaccio è ben lontana dagli impianti di depurazione di entrambi i comuni. «Per capire che cosa fosse accaduto – racconta il turista napoletano – mi sono recato in moto anche alla foce del fiume Solofrone, situato a poca distanza dalla Licinella, ma non ho notato nulla di particolare». La protesta dei turisti di Paestum segue di qualche giorno le contestazioni arrivate dalla spiaggia del Mingardo di Camerota e dai bagnati di Ascea e Agropoli.

    Gli amministratori tengono a precisare ancora una volta che, dalle analisi effettuate dall’Arpac e dai laboratori privati, non può essere messa in discussione la qualità del mare del Cilento. «L’acqua è pulita, se non eccellente», assicurano. Resta dunque da capire l’origine dei fenomeni d’inquinamento, prospetto che non fa buona pubblicità alla costa cilentana. In un momento in cui si fa già fatica a riempire le strutture balneari, costringere i villeggianti a tuffarsi in piscina quando sulle spiagge sventolano le bandiere blu non è incoraggiante, soprattutto in un tratto di costa in cui ricadono due aree marine protette: Santa Maria di Castellabate e costa Infreschi e della Masseta.

    «Le contestazioni relative alle assegnazioni delle bandiere blu sono il paradigma del problema della qualità delle acque», sottolinea Gabriella Natale, esperta del ministero dell’Ambiente. «In realtà – continua – è semplicemente un approccio sbagliato al problema. In realtà si dovrebbe affrontare l’intera tematica dal punto di vista della gestione integrata della fascia marina e costiera, vale a dire con monitoraggi continui e uniformati dell’intero tratto di mare che va da Agropoli fino al golfo di Policastro, il controllo degli scarichi a mare in periodo estivo, la gestione dei transiti e delle presenze turistiche e diportistiche e il piano integrato delle spiaggie. Le iniziative di singoli Comuni per raccolte di dati, al di fuori di uno schema integrato, rischiano di essere perdite di tempo e denaro».

    fonte : Il Mattino – Carmela Santi

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