Una proteina può vincere il tumore della mammella. Lo studio pubblicato su Nature Medicine ha dimostrato che la somministrazione della ‘alfa-lattoalbumina’ è in grado di attivare la risposta immunitaria contro le cellule cancerose. Fino ad adesso gli unici vaccini antitumorali funzionavano contro virus esterni al corpo e non contro la malattia vera e propria Il vaccino contro il cancro al seno sembra funzionare. Almeno fa effetto sui topi da laboratorio. Il siero sperimentato dalla Cleveland Clinic Learner Research Institute ha infatti evitato la malattia alle cavie, nonostante queste avessero una predisposizione genetica al carcinoma della mammella. Ottimista l’autore dello studio Vincent Tuohy: “Crediamo che questo vaccino un giorno si userà per prevenire il cancro al seno nelle donne adulte. Ma va detto che bisognerà aspettare anni, il tempo insomma che la sperimentazione venga condotta anche sull’uomo”. Per arrivare alle conclusioni pubblicate su Nature medicine 1, gli studiosi hanno testato il siero vaccinale su un gruppo di topi da laboratorio modificati geneticamente per sviluppare il cancro. A una metà del campione è stato inoculato un vaccino contente la alfa-lattoalbumina, vale a dire una proteina caratteristica della malattia, l’altra metà invece riceveva un siero privo di principio attivo. I risultati hanno dimostrato che questa proteina, generalmente assente nelle donne sane se non nel periodo dell’allattamento, è in grado di stimolare la risposta immunitaria contro le cellule tumorali risparmiando quelle sane. E ancora, oltre a arrestare lo sviluppo della malattia è anche in grado di impedirne la comparsa. Quindi potrebbe essere una strategia alternativa a misure drastiche come la mastectomia preventiva anche per le donne più giovani ad altissimo rischio. Proprio per verificare il vaccino, a partire dal 2011 partiranno i test. Secondo Vincent Tuohy, l’immunologo del Lerner Research Center di Cleveland, le candidate ideali saranno le donne con più di 40 anni, quelle con più rischio di ammalarsi ma anche con meno possibilità di restare incinta, dato che il vaccino interferisce con la produzione di latte materno. Fino ad adesso, scrivono i ricercatori, la scienza è riuscita a mettere a punto vaccini efficaci contro i tumori causati da un agente estraneo all’organismo come un virus. È il caso della profilassi contro il Papilloma, in grado di causare il tumore al collo dell’utero, e dell’epatite B. “Tuttavia – ricordano gli studiosi – prima di aspettare il vaccino le donne possono iniziare a proteggersi dalla malattia adottando uno stile di vita corretto. Limitando l’alcool e evitando il fumo”. Il tumore del seno infattu colpisce ancora una donna su dieci, 35mila all’anno. È il più frequente nel sesso femminile e rappresenta il 25 per cento di tutti i tumori che colpiscono le donne.
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