Trasferito il capitano dei Carabinieri di Vallo della Lucania Daniele Campa

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    Troppe ombre si avvicendano sul caso Vassallo. Non ultimo il trasferimento del capitano dei Carabinieri di Vallo della Lucania Daniele Campa. Fonti ufficiali vorrebbero come motivi dello spostamento una richiesta presentata da tempo. Eppure circolano ipotesi ben diverse.

    Il Capitano sarebbe stato “punito dai superiori” per aver ignorato le lettere inviate dal sindaco Angelo Vassallo prima della morte. Sembra che nelle famose missive, il primo cittadino avesse avvertito in qualche modo il capitano Campa su un’eventuale “collusione” tra gli uomini dell’Arma e qualche spacciatore locale chiedendo aiuto in merito alla questione. Domande quindi lecite, queste relative al trasferimento, considerato anche il polverone sollevato da questa indiscrezione trapelata dopo pochi giorni dall’agguato. Eppure ad onor del vero il trasferimento del Capitano Campa era previsto da tempo. Il sospetto nasce solo in relazione alla scelta temporale.

    Sembra infatti in pieno regime di indagini una scelta quanto meno inopportuno. Perché trasferire con le indagini in corso un Capitano indubbiamente conoscitore del territorio per un giovane tenente in carriera? Il dubbio, seppur sbagliato, sorge. Comunque ora al comando delle indagini sull’omicidio Vassallo ci sarà il tenente Alessandro Starace, originario di Taranto, mentre il capitano Campa è stato spostato al secondo nucleo operativo radiomobile di Napoli. Sembra, infatti, che al vaglio degli inquirenti la pista del riciclaggio di denaro “sporco” prenda piede. E l’antimafia indaga nella vita privata del primo cittadino.

    Troppi i “no” detti e che avrebbero ostacolato sia il traffico di droga sia l’investimento di “denaro sporco” per l’apertura di attività commerciali. Non si esclude nessuna pista, ora che torna alla ribalta il filone di stampo camorristico. Gli investigatori e i magistrati di Salerno hanno vagliato tutti gli elementi fin qui raccolti sulla sera dell’omicidio del sindaco Vassallo.  Al vaglio anche i risultati dell’autopsia sul corpo del primo cittadino di Pollica eseguita dal professore Francesco Vinci dell’Università di Bari. Si raccolgono elementi anche sulle impronte ritrovate sull’automobile, un’Audi station wagon, per capire se possa trattarsi di una traccia lasciata dall’assassino. Sette colpi sparati ad una distanza massima di un metro mentre Angelo Vassallo era seduto in auto.

    Motore spento e freno a mano inserito. Una circostanza che fa pensare ad una discussione prima del tragico epilogo. Forse l’ultimo “no” del primo cittadino. Il primo colpo uccide Angelo Vassallo gli altri forse sparati per depistare.  Il sindaco di Pollica conosceva il suo assassino. La pista degli interessi della camorra, sembra riprendere piede, ma gli inquirenti hanno in mano ancora pochi elementi per riuscire a risolvere il giallo dell’assassinio di Vassallo. Sarebbero però insufficienti gli elementi di specifica acquisiti sul luogo. Sarebbero invece emersi indizi utili a definire la tipologia dell’omicida: un “tiratore esperto che ha sparato con il chiaro intento di uccidere” continuano a ribadire gli investigatori.

    Le difficoltà maggiori per risalire ai motivi dell`assassinio, nascono dal fatto che Vassallo è stato ucciso “in un luogo buio e isolato, in assenza di testimoni e di telecamere”. In sostanza sulla scena del crimine c’erano solo la vittima e i suoi assassino. Le indagini puntano anche alle ultime telefonate effettuate e ricevute dal sindaco di Pollica prima di morire. Sembra chiaro che a dieci giorni dall’assassinio di Angelo Vassallo le piste su cui indagare siano ancora tutte aperte.

    E dopo le parole del vescovo di Vallo della Lucania Monsignor Angelo Rocco Favale pronunciate durante l’omelia, importanti novità potrebbero venire dallo studio delle carte sequestrate nell’ufficio del sindaco di Pollica.

    fonte:cronachesalerno

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