Tumore al seno, arriva l’anticorpo “armato”abbatte gli effetti collaterali della chemio

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    Una nuova arma per combattere il tumore al seno, che potrebbe diventare terapia vera e propria entro due anni. Si tratta di “anticorpi armati” – come sono stati definiti al congresso della Società europea di oncologia medica (Esmo) in corso a Milano – , molecole-vettore che trasportano il loro carico farmacologico, fino a farlo “esplodere”, direttamente dentro le cellule tumorali.

    In particolare, la speranza si chiama T-Dmi ed è una molecola che, pur essendo ancora in sperimentazione di fase II, ha già mostrato risultati eccellenti e convinto i ricercatori ad annunciarne la disponibilità per i pazienti nel 2013. La lettera T del nome indica il trastuzumab, anticorpo monoclonale che viene utilizzato da tempo e con successo nel trattamento del tumore del seno Her2 positivo, forma che in Italia colpisce ogni anno circa 8mila donne.

    L’altra parte del farmaco – Dmi – è un’altra sostanza nota fin dagli anni Ottanta e mai utilizzata da sola in oncologia perché molto tossica per l’organismo. Messe insieme, però, le due parti costituiscono un cocktail che sta risultando micidiale per le cellule tumorali: l’anticorpo, già attivo di suo contro il tumore, fa da veicolo e trasporta sul bersaglio la molecola tossica che viene poi “sganciata” una volta dentro la cellula tumorale e solo allora.

    “Oltre ai benefici clinici con il trastuzumab insieme a questa chemio – afferma Luca Gianni dell’ Istituto dei tumori di Milano – anche gli effetti collaterali sono decisamente inferiori a quelli provocati dal trattamento convenzionale con l’anticorpo e la chemioterapia in formulazioni separate: la caduta dei capelli, ad esempio, si è ridotta dal 45% al 2%, così come la neutropenia e la diarrea”.

    “Si apre una nuova era su due fronti – aggiunge Marco Venturini, presidente eletto dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) -. Da un lato abbiamo a disposizione un’arma rivoluzionaria da utilizzare nel tumore del seno Her2 positivo; dall’altro, T-Dm1 è un esempio efficace di quella che viene definita ‘veicolazione specifica della chemioterapia alle cellule bersaglio’. Sarà sempre più frequente in futuro la messa a punto di molecole con queste caratteristiche”.

    fonte: ilsole24ore.com

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