Spiati da Facebook e Skype? Scoppia la polemica

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    Facebook & Skype nell'occhio del ciclone: la prima per presunte violazioni della privacy, la seconda per permetterle.

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    Catalogazione di informazioni personali e di dati sensibili, profili ombra, scansionamento delle abitudini degli utenti, tracciamento dei download degli utenti. Proviene dal web il pericolo più grande per la nostra privacy?


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    Parrebbero queste le conclusioni cui sono pervenuti le autorità irlandesi ed alcuni ricercatori, in due diversi episodi accaduti nelle settimane scorse e che stanno scuotendo l’Europa del web.

    Il primo caso riguarda uno studio condotto su Skype da alcuni tecnici esperti in sicurezza del web.

    Attraverso un esperimento/test combinato, infatti, i tecnici sono riusciti ad entrare in possesso dell’indirizzo IP di alcuni utenti di Skype a loro insaputa e senza neanche entrare in contatto con questi sul famoso network di VoIP!

    Una vera e propria intrusione nei dati personali degli utenti, un esperimento per dimostrare che chiunque, dotato di adeguate cognizioni tecniche, può accedere liberamente alle nostre informazioni, estrapolando, grazie all’indirizzo IP, la nostra posizione geografica e le nostre “abitudini sul web”: da ciò che scarichiamo, ai siti preferiti, da condizioni personali (lavoro, hobby, situazione economica) ai profili che utilizziamo sui vari social network! Una escalation che, si teme, possa spingersi fino a tracciare tutti i nostri movimenti, con accesso dunque a dati sensibilissimi. Si sostiene, cioè, che catturato il nostro IP e l’username utilizzato su Skype, si potrebbe risalire ad ogni genere di informazione personale!

    Ma la notizia più preoccupante (per chi usa il web in maniera illegale!) è che questo sistema di tracciamento che sfrutta l’individuazione dell’indirizzo IP su Skype, potrebbe essere utilizzato anche per individuare le abitudini di download degli utenti, scovando in tal modo gli smanettoni di eMule, Torrent e dei vari siti sfruttati usualmente per lo “scaricamento illegale” (film, musica e materiale coperto da copyright). Un modo per braccare e punire pirati informatici?

    Una delle immagini simboleggianti lo "scandalo privacy" scoppiato in questi giorni

    Il secondo episodio, più clamoroso, coinvolge il social network più famoso e amato al mondo: Facebook!

    I vertici europei del social network (con sede a Dublino, in Irlanda) infatti, sarebbero nell’occhio del ciclone, accusati di aver rastrellato, all’insaputa degli iscritti a FB, dati ed informazioni eliminate dagli utenti stessi ed anche dati relativi a persone mai registratesi su Facebook.

    Il caso, che pare ha avuto anche strascichi giudiziari con i responsabili FB Europa sotto inchiesta, nasce da un inquietante episodio capitato ad uno studente austriaco, Max Schrems, che con grande sbigottimento è venuto in possesso di una lista segreta contenente proprie informazioni personali che Facebook avrebbe raccolto a sua insaputa in migliaia e migliaia di pagine! Il social network, ed è questo l’oggetto dell’accusa tutta da dimostrare ancora, avrebbe rastrellato e catalogato in una specie di dossier il resoconto dettagliato di tutti i “movimenti” compiuti dallo studente su Facebook nei suoi anni di permanenza sulla piattaforma!

    Fin qui potremmo anche non scandalizzarci: tutti sappiamo che bene o male i nostri movimenti sul web possono essere a volte spiati o tracciati! Ma che ci fosse una vera e propria catalogazione delle nostre abitudini…

    Tuttavia ciò che ha destato maggiore risonanza (e l’intervento deciso del Garante della Privacy irlandese) è stata la scoperta che Facebook non solo avrebbe raccolto tutti i movimenti sul social network dello studente austriaco regolarmente iscritto, ma avrebbe anche tracciato e immagazzinato informazioni e dati che l’utente aveva eliminato dal suo profilo: dati personali, foto, ma soprattutto indirizzi di posta elettronica di altre persone non iscritte a Facebook (probabilmente indirizzi mail che lo studente avrebbe inserito nel “cerca amici”, funzione utilizzata per connettersi con alcuni suoi compagni non ancora iscritti al social network!). In tal modo Facebook avrebbe, ed è questa l’accusa più pesante, creato ed archiviato dei “Profili Ombra” ovverosia avrebbe ricavato degli account “nascosti” di persone mai registratesi al social network, catalogando notizie ed informazioni mai fornite consapevolmente da queste persone, ma ricavate indirettamente da amici iscritti a Facebook o dai fornitori dei servizi di posta elettronica: e così l’FB più famosa al mondo sarebbe entrata in possesso di nomi e cognomi di queste persone, numeri di telefono ed anche informazioni sensibili quali orientamenti sessuali, convinzioni religiose e simpatie politiche (tutte informazioni che a rigor di logica sarebbero dovute rimanere sconosciute al social network, trattandosi di persone non iscritte)!

    Lo studente austriaco Max Schrems (qui nella foto in posa con le oltre mille pagine di informazioni che FB aveva immagazzinato sul suo conto). E' passato agli onori della cronaca per aver forse scoperto quello che potrebbe essere considerato lo "scandalo web" più grave degli ultimi anni

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    L’accusa è di una vera e propria attività di dossieraggio, al pari delle migliori indagini spionistiche CIA, che farebbe rischiare una mega sanzione al colosso americano dei social network!!!

    Facebook si difende affermando che la questione sarebbe frutto di un grossolano equivoco: il network si limiterebbe in realtà a trattenere gli indirizzi email delle persone invitate da amici iscritti su FB, esclusivamente per avvertire in futuro questi ultimi dell’avvenuta registrazione degli amici precedentemente invitati ad iscriversi!

    Siamo allora tutti spiati da Facebook? Le nostre amicizie, i nostri pensieri, i nostri commenti, le nostre chat, i nostri link, le nostre ricerche: tutto ciò che postiamo o cerchiamo sul social network sarebbe raccolto da Facebook e catalogato in una sorta di dossier? E a quale scopo?

    L’inchiesta avviata dovrà servire a verificare i fatti ed anche a dare una risposta a queste domande.

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    Fonte: Libero.it

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