La nuova mappa delle province italiane. In Campania cancellate Benevento ed Avellino. Si salva Salerno

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    Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legge che ridisegna la mappa delle Province italiane.

    Tagliate 35 province: dal 1° gennaio 2014 passeranno dalle attuali 86 a 51. Molti gli accorpamenti, con fusione di due o più enti. Le “grandi” città (Roma, Milano, Napoli, Torino, Genova, Bologna, Firenze, Venezia, Bari, Reggio Calabria) diventano “Città Metropolitane”.


    In Campania addio alla Provincia di Benevento ed Avellino: dal 2014 si fonderanno. Si salvano Salerno e Caserta. Napoli diventa Città Metropolitana.

    Ma la riforma ha colpito soprattutto il nord e centro Italia.

    Il Piemonte passa da 8 a 5 province (accorpate Alessandria ed Asti, Vercelli e Biella, Verbano e Novara) con Torino che diventa città metropolitana. La Liguria da 4 a 3 (Savona e Imperia si uniscono), la Lombardia perde le province di Monza, Como, Varese, Lecco, Lodi, Mantova e Cremona, accorpate fra di loro in 2 province (Monza si fonde alla metropoli Milano) che si andranno ad aggiungere a Brescia, Bergamo, Pavia e Sondrio. Il Veneto subirà l’unione di Rovigo con Padova, nonché di Belluno con Treviso, confermando solo Vicenza, Verona e la città metropolitana Venezia. In Emilia Romagna addio alle province di Modena e Reggio Emilia (accorpate). Stessa sorte per Parma, accorpata a Piacenza, e per Ravenna che si unisce con Forlì/Cesena e Rimini.

    Una mannaia anche sulla Toscana, che perde le province di Grosseto, Siena e Arezzo (un’unica provincia), nonché di Lucca, Massa Carrara, Pistoia e Prato (idem) e di Pisa e Livorno (idem). L’Umbria avrà una sola provincia, che nascerà dalla fusione di Perugia e Terni, come pure il Molise e la Basilicata.

    L’Abruzzo dimezza le sue 4 province (L’Aquila e Teramo da una parte, Pescara e Chieti dall’altra). Nelle Marche resta solo Ancona e Pesaro/Urbino, mentre Ascoli, Macerata e Fermo dovranno unirsi.

    Filippo Patroni Griffi, Ministro della Funzione Pubblica, autore della riforma

    Rivoluzione anche nel Lazio: Roma diventa città metropolitana, mentre si uniscono le province di Frosinone e Latina e di Rieti e Viterbo.

    La Puglia passa da 6 a 4 province: Foggia si fonde con Barletta/Andria/Trani e Taranto con Brindisi. Infine la Calabria, che accorpa Cosenza con Crotone e Catanzaro con Vibo Valentia.

    Per le Regioni a Statuto Speciale (Sardegna, Sicilia, Valle d’Aosta, Trentino, Friuli), la Sardegna ha già provveduto a dimezzare le sue province, passando dalle attuali 8 a 4 (Cagliari, Sassari, Nuoro e Oristano). Le altre regioni non hanno previsto modifiche.

    Già dal 1° gennaio prossimo decadranno le giunte provinciali. Rimarranno in carica solo i presidenti “reggenti” che, in questa fase di transizione, potranno contare al massimo sul supporto di 3 consiglieri. Le elezioni delle province, che probabilmente adotteranno anche nuove denominazioni, avverranno a novembre dell’anno prossimo.

    Il decreto ha introdotto anche lo stop al cumulo indiscriminato di indennità politiche: nel nuovo sistema non si potranno cumulare gli stipendi percepiti contemporaneamente presso gli organi comunali e quelli provinciali. Aboliti anche gli assessorati.

    Ecco la mappa delle nuove province ridisegnata dal Governo

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