Albanella, IMU: in arrivo una stangata su “seconde case”, locali commerciali e aree fabbricabili

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    Quanto pagheremo di IMU?

    E’ la temuta domanda che alimenta le notti insonni degli italiani in questi giorni di avvicinamento alla fatidica scadenza dell’odiato balzello sulla proprietà.


    Giorni frenetici anche per ragionieri e commercialisti, all’opera per ricalcolare, alla luce delle nuove aliquote deliberate in questi giorni dai Comuni, l’ultima maxirata dell’imposta in scadenza il 17 dicembre prossimo.

    Sarà un beneficio fifty-fifty per casse di Stato e Comune, considerato che solo sulla prima casa lo Stato non incasserà niente – finendo tutti i proventi nelle casse dei Comuni – mentre sugli altri immobili tassati l’Erario incamererà la metà dell’aliquota base.

    Quello che è certo è che, come annunciato, sui contribuenti calerà un’autentica mannaia, capace – in caso di possesso di altri immobili o fabbricati, oltre alla prima casa – di prosciugare tredicesime e risparmi natalizi!

    Giuseppe Capezzuto

    Non sfuggiranno alla mannaia dell’esattore neanche i circa 2500 contribuenti del Comune di Albanella, che già dal 18 Agosto scorso ha determinato le aliquote 2012 dell’Imposta Municipale Unica Propria, prevedendo un sostanzioso aumento delle tariffe rispetto alle aliquote “base” stabilite dallo Stato (4 x mille per l’abitazione principale, 2 x mille per i fabbricati rurali, 7,6 x mille per il resto degli immobili). In questo senso il Comune di Albanella, come gran parte dei comuni alle prese con casse vuote e tagli ai trasferimenti statali, ha sfruttato le norme che consentono di modificare le aliquote statali (modifiche possibili fino a 0,3 punti percentuali in più per l’aliquota base e fino a 0,2 punti percentuali in più per quella sull’abitazione principale), deliberando nel Consiglio Comunale di sabato 18 agosto (adunanza disertata per protesta dall’opposizione), aumenti dello 0,23% dell’aliquota base e dello 0,1% dell’aliquota sulla “prima casa”. Prevista una diminuzione per i fabbricati rurali strumentali all’esercizio dell’attività agricola (stalle, depositi, uffici dell’azienda agricola, locali per la lavorazione) che passa dal 2 all’1 per mille (esentati, per legge, i fabbricati rurali e i terreni agricoli ricadenti in territorio montano o collinare).

    Ad Albanella si passa pertanto al 5 per mille per la prima casa (con le detrazioni previste dalla legge) e al 9,9 x mille per tutti gli altri fabbricati ed immobili. Si pagherà il 9,9 x mille, dunque, su seconde case, aree fabbricabili, locali commerciali e tutti gli altri fabbricati diversi dalla “prima casa”, senza alcuna eccezione o riduzione, come invece hanno optato alcuni comuni che hanno “salvato” dalla maxi aliquota gli immobili locati (Sarno, p. es.), le “seconde case” destinate in uso gratuito a figli e genitori (come Scafati e Angri), le “seconde case” degli emigranti o di anziani e disabili ricoverati in case di cura e istituti sanitari.

    Dagli aumenti deliberati rispetto alle aliquote base, il Comune conta di conseguire maggiori entrate per circa 400 mila euro, destinate ad accrescere il preventivato gettito totale dell’imposta che entrerà nelle casse erariali e che è ritenuto necessario per “garantire la corretta gestione ed il mantenimento degli equilibri di bilancio”. Aumenti che l’amministrazione Capezzuto ha giustificato con la necessità di fronteggiare “l’ulteriore riduzione dei trasferimenti statali di €. 1.450,00 milioni” che si va aggiungere ad altri tagli “già predisposti con precedenti provvedimenti legislativi”.

    Il Consigliere Pasquale Mirarchi

    Per l’opposizione, che ha contestato questi aumenti sin dall’inizio, Albanella diventa invece “Il Borgo più tassato d’Italia”, come recitava il sottotitolo di un volantino del consigliere di minoranza Pasquale Mirarchi distribuito alcuni giorni fa in paese: “Il nostro comune è riuscito a conquistare con la illuminata amministrazione Capezzuto il primato di uno dei comuni più tassati d’Italia”, esordiva il ciclostilato di Mirarchi.

    Ma è davvero così?

    Intanto, limitatamente alle tariffe IMU, le previsioni “da primato” paventate sarebbero confermate se si guarda a margini territoriali più contenuti.

    Per esempio, dall’analisi in comparazione effettuata tra i comuni dai 5.000 ai 10.000 abitanti, quanto ad aliquote IMU, il Comune di Albanella è tra i primi, occupando al momento (alcuni comuni non hanno ancora pubblicato le delibere di determinazione delle aliquote) la terza posizione dietro Polla, che ha le aliquote più alte in provincia di Salerno, e San Cipriano Picentino . Sul dato provinciale invece Albanella si stanzia tra le prime 15 posizioni, detenendo aliquote più alte, su prima casa, rispetto ad altri Comuni come per esempio Giffoni Valle Piana, Capaccio, Campagna, Mercato San Severino (che al momento non ha aumentato le aliquote statali). La palma del Comune più virtuoso, almeno in tema di IMU sulla 1^ casa, spetta a pari merito a Castel San Giorgio e Pontecagnano che hanno diminuito fino al massimo (2 per mille) l’aliquota sull’abitazione principale.

    Una graduatoria che non ha scalfito il Sindaco Capezzuto che telefonicamente ha tenuto a precisare che «su altri capitoli Albanella ha tariffe e indennità tra le più basse», auspicando da parte nostra un eguale “sforzo” nel predisporre «un’analoga classifica anche per le tariffe Tarsu!». Tra l’altro già in Consiglio Comunale Capezzuto aveva controbattuto alle critiche della minoranza, contestando la proposta dell’opposizione che chiedeva la diminuzione delle aliquote compensandole con l’eliminazione di presunti “sprechi” e “spese inutili”: «abbiamo le indennità per amministratori tra le più basse, non utilizziamo auto di servizio ma utilizziamo quasi sempre le auto personali per adempiere a questioni comunali senza mai chiedere rimborsi spese, evitiamo sprechi in ogni settore, abbiamo dimezzato le spese telefoniche e le spese per i fitti comunali rispetto alle precedenti amministrazioni» – replicava il sindaco – «la verità è che le aliquote IMU sono state stabilite in maniera equilibrata e corretta, nel rispetto del principio per il quale paga di più chi ha di più. Il vero problema non sono né gli sprechi, inesistenti, né i costi della politica, inesistenti, ma i debiti che questa Amministrazione deve pagare per i mutui assunti in maniera spropositata dalle passate Amministrazioni e che assorbono ogni anno quasi 530.000 €».

    Sta di fatto che ora non ci resta che pagare. D’altra parte è una vecchia storia italiana: ciò che lo Stato toglie ai Comuni, i Comuni se lo riprendono dai cittadini…

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